Prefazione
di Giancarlo Vitagliano
Dovevo avere all’incirca dieci anni, quando cominciai ad ammalarmi di tonsilliti recidivanti. Diversi colleghi proposero a mio padre di asportarle; poi, uno più saggio degli altri – non ricordo se pediatra oppure otorino – gli consigliò di portarmi al mare per quanto più tempo fosse possibile. Per fortuna una zia di mia madre abitava a Mondragone e fu così che incominciai a passare quattro mesi all’anno in quel luogo. Sì, perché a quell’epoca la scuola terminava a maggio e riprendeva a fine settembre/primi di ottobre.
Ricordo la scoperta del pozzo («Non affacciatevi che cadete giù! E chi cade in un pozzo affoga!»), della cantina («Non restateci troppo che quell’aria fa male, a respirarla!»), del pollaio (ho ancora una cicatrice su una coscia da beccata di gallo), dell’orto e tante altre cose. Ma quello che non potrò mai dimenticare era la finestra a metà delle scale che portavano nella camera da letto. I muri di quella casa erano tanto spessi da consentire a un magro decenne, come ero io, di sistemarsi sul ripiano di granito prospiciente al vetro e scoprire i mondi che regala la lettura. È vero che all’epoca leggevo per lo più fumetti: il Grande Blek, Capitan Miki, il Piccolo Sceriffo, Pecos Bill, l’Uomo Mascherato, Mandrake, Gordon, Maschera Nera e poi tutto quello che si trovava nelle famose (all’epoca) buste da edicola come Tiramolla, Cucciolo, Soldino e altri di cui si è persa memoria.
E i miei pomeriggi d’estate erano eterni, ma io non mi sono mai annoiato con quei compagni.
Se l’estate è una delle quattro stagioni, per molti è la stagione perché ci si rilassa, si vive in modo più libero, si fanno incontri, si sta insieme fino a ore impensabili con il giorno che è scintillante, la sera di un azzurro luminoso e la notte non è mai buia.
Per questo, il termine è usato anche per indicare un periodo particolarmente favorevole, e così l’estate della vita è l’adolescenza, quel momento dove avviene tutto, nel bene e nel male, ma che non si dimenticherà mai.
Io penso che, in fondo, l’estate sia anche uno stato d’animo e, dopo aver letto questa antologia, ne sono ancora più convinto. Man mano che proseguivo nella lettura, diventavo sempre più certo che alcuni scritti derivassero da esperienze personali, altri carpiti da racconti altrui, altri ispirati da fantasticherie e dai sogni degli autori, ma che in definitiva tutti riecheggiassero l’estate come periodo della vita e come stato d’animo.
Infatti, leggendoli, rivivevo le sensazioni che gli autori avevano provato, in periodi più o meno lontani, di estati vissute e ricordate con entusiasmo, a volte con rimpianti, altre con tristezze di ciò che sarebbe potuto accadere quando invece la vita ha preso un’altra direzione e così via.
E i miei ricordi sono risaliti a confondersi con le storie dei vari autori: la loro estate è diventata la mia estate, con quei lunghissimi pomeriggi, con quelle chiacchierate che iniziano la sera e a volte finiscono all’alba, con amici che si incontrano in quel periodo e che rimarranno sempre dentro di te.
Sono certo che questo accadrà a chiunque si lasci trasportare da ciò che è scritto in questi racconti e che, a volte, avrà l’esigenza di riprendere in mano l’antologia per ritrovare quella storia o quel passo che gli è tornato in mente.
Ah, per coloro che se lo fossero domandato, le mie tonsille mi fanno ancora compagnia!
Buona lettura.
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