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Homo Scrivens

Piccole donne (Louisa May Alcott)

A cura di: Giancarlo Marino


L’opera: La storia racconta la giovinezza delle quattro sorelle March, adolescenti figlie di un cappellano militare partito per il fronte durante la guerra di Secessione. Meg, Joe, Beth e Amy hanno caratteri diversissimi: la prima assennata e giudiziosa, la seconda ribelle e volitiva; la terza buona e premurosa; la quarta frivola e ricca di talento artistico. Attraverso questo romanzo di formazione (il primo di una tetralogia che comprende anche Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo) l’autrice Louisa May Alcott trasfonde gli insegnamenti del pensiero pedagogico trascendentalista e gli influssi di pensatori come Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson. Tra quadretti idilliaci e bozzetti pittoreschi gli episodi della fanciullezza delle sorelle March scorrono piacevoli, non senza una spruzzata di humor e di sentimentalismo.


Il personaggio: Josephine “Jo” March, la secondogenita delle sorelle, è un vero e proprio alter ego dell’autrice. Insofferente alle convenzioni, questa eroina proto-femminista tenta di sfuggire al suo destino di custode del focolare. Tra un linguaggio gergale e sboccato (almeno per gli standard dell’epoca) e vestiti stazzonati, Jo cerca di affermarsi come scrittrice, ignorando le attenzioni del suo ricco e innamorato vicino Ted Laurie, arrivando (ma solo nel secondo volume della saga) persino a rifiutare la sua richiesta di matrimonio.


Perché leggerlo: Nell’era del Me Too, in cui il dibattito per l’emancipazione femminile è sempre più attuale, riscoprire questo classico fondativo della letteratura americana può essere educativo. Naturalmente a patto di collocarlo nell’epoca in cu è stato scritto (la prima pubblicazione risale al 1868, quella in volume unico insieme a Piccole donne crescono al 1880), la storia delle sorelle March ci insegna che il coraggio, la “sorellanza” e la caparbietà sono doti imprescindibili per ogni “piccola donna” alla ricerca del proprio posto nel mondo. E anche per il lettore dell’altro sesso che a 150 anni di distanza non può che restare ammirato dalla lieve maestria stilistica di Louisa May Alcott.


Revisione di: Martina Megna

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