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El Lazarillo de Tormes (Anonimo)

A cura di: Al Gallo


L’opera: Pubblicato in forma anonima nel 1554, è considerato il capostipite del genere picaresco.

Lazarillo, un orfano affidato a un finto cieco per conoscere il mondo, scrive una lunga lettera di difesa per scagionarsi dalle accuse che gli sono state mosse: qualcuno sostiene che sua moglie sia infedele; i suoi figli siano in realtà del parroco e che lui, affatto ignaro, non solo volga lo sguardo, ma ne tragga profitto in barba alle sacre regole dell’onore.

Questo “J’accuse!” diventa un atto d’accusa contro la nuova Spagna che, sconfitti i Mori, costretto gli ebrei a convertirsi, e scoperta l’America, si ritrova ricca, gaudente e amorale.

Il personaggio: Lazarillo è un ragazzo di vita cresciuto a pane (poco), e astuzia (troppa).

Affronta i problemi a modo suo, e a molti il suo comportamento fa storcere il naso. Chi sono i detrattori? I privilegiati, i ricchi, coloro che hanno una posizione “per il semplice sforzo di essere nati”, come diceva Cicerone. Lazarillo si fa strada comunque, arriva a occupare la posizione di burocrate.

“O prete, o marinaio o impiegato statale”, recita un moto dell’epoca, “queste le sole chance concesse a chi ha oscuri natali”, ma Lazarillo riscatterà sé stesso; le sue scelte opinabili, gli apparterranno nel bene quanto nel male.

Perché Leggerlo: Come tutti i classici, El Lazarillo de Tormes merita attenzione per l’acume, l’attualità, la vena eversiva: dietro i sorrisi amari, i paradossi, di cui è pieno il cavaliere povero che ostenta uno status che non ha, è facile intuire la pennellata arguta di un autore che ha creato un personaggio unico, paladino degli sconfitti. Un antieroe che compie il suo arco personale al rovescio; un uomo che si eleva abbassandosi; un uomo che irriderà la crudeltà del mondo su un somaro, come Gesù prima, e come Sancho Panza dopo.

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