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Homo Scrivens

La gioia di scrivere (Wislawa Szymborska)

A cura di: Stella Amato



L’opera: La gioia di scrivere è la raccolta completa delle poesie di Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, fino ad allora autrice quasi sconosciuta, diventata poi suo malgrado autrice di culto: «Preferirei rivendicare il diritto di non scrivere sulla mia poesia. Quanto più l’attività creativa mi assorbe, tanto meno sento la voglia di formulare un credo poetico».

La scrittrice polacca ha pubblicato in tutto dieci raccolte di poesie, escludendo le prime due degli anni giovanili, da lei successivamente non riconosciute per l’ideologia socialista che le connotava, frutto di un’adesione fideistica poi rivisitata criticamente: «Ero allora profondamente convinta di quello che scrivevo… se non fosse per questa tristezza, questo senso di colpa, forse addirittura non rimpiangerei le esperienze di quegli anni. Senza di esse non avrei mai saputo cos’è la fede in una ragione unica. E quanto sia facile, allora, non sapere quello che non si vuole sapere… Ho capito che anche l’amore per l’umanità è molto pericoloso, perché per lo più porta a voler rendere gli uomini felici per forza». La raccolta pubblicata nel 2009 e giunta alla settima edizione nel 2012, è stata curata da Pietro Marchesani, traduttore e docente universitario di polonistica.


Il personaggio: Il personaggio è l’autrice stessa che, con gusto dell’ironia e intelligente leggerezza, racconta la quotidianità del mondo reale, dietro cui si nascondono altri mondi possibili.

Il suo sguardo acuto ribalta i luoghi comuni, le convenzioni linguistiche e mentali per giungere allo stupore dell’esistenza, come spiega lo stesso Marchesani: «Di fronte all’incalzante molteplicità delle forme, c’è lo stupore… Il metafisico stupore della creatura umana una sola volta, a caso, sulla terra, consapevole della brevità della propria esistenza – che non è per nulla normale, ma rappresenta al contrario una sorta di miracolo, una pausa nella non esistenza».


Perché leggerlo: Per la semplicità complessa, la capacità di interrogarsi senza retorica, la compassione che non sconfina nel pathos e la capacità di stupirsi di fronte al reale.


Revisione di: Martina Megna

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