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Homo Scrivens

Il sentiero dei nidi di ragno (Italo Calvino)

A cura di: Domenico Carrara



L’Opera: È in corso la seconda guerra mondiale e la Resistenza partigiana inizia a organizzarsi: il giovane Pin conosce diverse persone che ne fanno parte, un mondo di adulti che sente estraneo, ma che lo affascina, attirandolo. Decide, per far colpo su un gruppo che si prende gioco di lui e della sorella che si prostituisce con i tedeschi, di rubare la pistola a uno di loro. Nasconderà l’oggetto in un luogo che soltanto lui conosce, l’unico al mondo, sostiene, dove i ragni fanno il nido. Nel corso della storia Pin incontrerà vari partigiani, tra cui Lupo Rosso, il Dritto e il Cugino che condizioneranno la sua visione della dimensione adulta, verso la quale continuerà a nutrire diffidenza e nel contempo amore.


Il personaggio

Pin è un ragazzino irriverente, non ha paura di prendere in giro i suoi compaesani e neppure chi si occupa di combattere il fascismo. Anzi, è talmente sfrontato da non temere di denunciare in pubblico il tradimento di una donna ai danni del marito partigiano, dando a tutti dei bugiardi perché - nella sua ottica - dicono cose in cui non credono affatto. Ha uno sguardo ancora puro e riesce a mettere alla berlina quella che noi consideriamo la consuetudine, insinuando il dubbio che in fondo quello sbagliato sia il mondo dei cosiddetti grandi.


Perché leggerlo: Per capire che la Resistenza è stata messa in atto per diversi motivi e da differenti anime, per una interpretazione di quel momento storico che non sia carica di retorica, ma che tenga presente che a fare la storia sono gli uomini, con i loro limiti e imperfezioni; uomini che, malgrado ciò, a volte sentono di dover lottare per un’idea più grande di loro, qualcosa che li trascenda, che somigli a un ideale di giustizia.

In fondo nessuno è esente da difetti e, anche le lucciole, come fa notare Pin nel finale, sono brutte e rossicce se osservate da vicino; eppure, gli risponderà il Cugino, viste di notte, nei boschi, sono davvero belle.


Revisione di: Martina Megna

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