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Assassinio nella Cattedrale (T.S. Eliot)

A cura di: Anita Napolitano



L’opera: Murder in the Cathedral (Assassinio nella cattedrale) è la prima vera opera teatrale di Eliot rappresentata nel 1935 a Canterbury e nel 1946 in Italia.

Il dramma riprende l’uccisione avvenuta nel 1170 dell’Arcivescovo Thomas Becket a opera di quattro cavalieri del Re Enrico Il. Tenendo conto del contesto storico, ciò che si evidenzia è il conflitto spirituale del martire predestinato alla morte imminente. È una tragedia che si avvicina a quelle antiche per il senso di attesa suscitato dagli eventi misteriosi, terribili e vendicatori. La forza drammatica del coro e i versi brevi, ritmati secondo una metrica vicina al versetto biblico, hanno reso quest’opera particolarmente interessante per la critica.

Nella prima parte, il coraggioso dibattito psicologico e morale, lievemente politico, che ha luogo in Thomas Becket, prende corpo nei personaggi e soprattutto nei quattro Tentatori, esplicite proiezioni della coscienza del protagonista. Nella predica natalizia Becket afferma: «L’ambizione opera con frode, con lusinga, con violenza» dunque l’esigua trama storica di Murder in the Cathedral altro non è che un pretesto per costruire una sacra rappresentazione di tematica concettuale assai più vasta.

I personaggi: Thomas Becket può essere associato a Cristo, esattamente come i Tentatori, risollevando nell’Arcivescovo le non segrete ambizioni terrene, sono riconducibili al Maligno. Le donne simboleggiano il genere umano caduto e recitano, a imitazione di Becket, la lotta interiore che egli stesso combatte.

La correlazione esistente tra l’Arcivescovo e il coro evidenzia il dualismo tra tempo ed eternità, durata e flusso, carne e spirito, azione attraverso la sofferenza e poi sofferenza attraverso l’azione, ottenendo così che la purificazione di Becket si estenda al genere umano e il suo sacrificio sia compiuto per la salvezza dei peccati del mondo.

Perché leggerlo: Perché è un libro che ha suscitato un enorme successo critico e teatrale ispirando alcuni tra i più grandi romanzieri e poeti. Lo stesso Eliot a sua volta si è rifatto al modello dantesco: «En la sua voluntade è nostra pace». Leggerlo dunque per osservare, ancora una volta, l’importanza degli influssi poetici, stilistici e letterari dei classici; scambi che sono sempre avvenuti in letteratura, a dimostrazione del fatto che ogni opera non nasce mai dal nulla, ma da una continua influenza letteraria reciproca che attraversa il tempo e lo spazio.

Revisione di Martina Megna

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