A cura di: Simona Vassetti
L’opera: Sepúlveda narra sotto forma di diario l’ultima missione di un killer professionista, scandita in sette giorni, tempo necessario per compiere l’incarico assegnatogli. Intanto la sua vita viene turbata dalla giovane fidanzata, gran figa francese in vacanza in Messico che decide di lasciarlo per un altro. Questo sconvolge il killer tanto da fargli compiere gravi imprudenze, mettendo a rischio la sua incolumità e la stessa missione. L’uomo degli incarichi si rammarica per la sconsideratezza del proprio uomo, fino ad allora impeccabile professionista, ma invece di eliminarlo gli concede la pensione, a patto che compia, senza ulteriori aiuti, l’incarico. Il killer riesce a scovare l’obiettivo, un trafficante di droga, ma prima di ucciderlo, riceverà un’amara sorpresa. La sua professionalità verrà fuori nel finale, evidenziando l’impossibilità di mischiare lavoro e sentimenti.
Il personaggio: Il killer è il personaggio che conduce la storia e la racconta, ma il suo alter ego si manifesta per metterlo dinanzi alla realtà: «Mi disse dallo specchio un tipo in costume adamitico che mi assomigliava come una goccia d’acqua: “un assassino che parla di lealtà. Stronzo”, ribatté lui sollevando un rasoio simile al mio».
Perché leggerlo: Primo, perché è un doveroso omaggio allo scrittore cileno da poco scomparso.
Secondo, perché è un racconto breve, ma raffinato e costruito con grande intelligenza; in cui alla struttura del noir, ricca di suspense e colpi di scena, fanno da controcanto le pene d’amore dell’efferato killer. L’insieme di questi elementi crea una parodia godibile del genere noir, rendendolo efficace, ma senza che lo si prenda troppo sul serio.
Revisione: Martina Megna
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