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Homo Scrivens

Pastorale americana (Philip Roth)


A cura di: Anna Maria Montesano


L’opera: Nathan Zuckerman (interlocutore/alter ego dello scrittore) incontra il vecchio compagno di scuola Jerry Levov che gli racconta le traversie vissute dal fratello Seymour, lo “Svedese”, idolatrato da tutti per la sua positività, i successi e le grandi doti sportive.

Jerry confida a Nathan che negli ultimi tempi il fratello gli è parso sereno e appagato per il nuovo matrimonio, da cui ha avuto tre figli; ma che questo stato di benessere l’ha conquistato a fatica, dopo una dolorosa serie di shock causati dal comportamento della figlia Merry, nata dal suo primo matrimonio. Ed è appunto questo terribile periodo, che termina nel 1974, la materia del romanzo.


Il personaggio: Seymour, lo Svedese, è un uomo d’affari ebreo a cui la vita ha sorriso: bello, ricco, esuberante e sportivo; innamorato della moglie e della figlia Meredith, detta Merry. La sua vita rappresenta il sogno americano che, però, nel periodo della guerra del Vietnam, viene distrutto dal comportamento dall’amata figlia. Merry, influenzata dalla contestazione alla politica estera di Jhonson, va via di casa e compie atti di terrorismo. A quel punto la vita dello Svedese è distrutta, la sua innocenza perduta e l’idillio, fino ad allora vissuto dagli Americani, svanito per sempre.


Perché leggerlo: Consiglio di leggere questo capolavoro per le sue diverse chiavi di lettura e di analisi: il rapporto famigliare, il dialogo fra genitori e figli, l’inganno delle illusioni, la difficoltà di ritrovare l’eden dopo un fallimento, la capacità di ricostruirsi un mondo più sereno, ma mai rapportabile a quello che si è perduto.


Revisione di: Martina Megna

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