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L’idiota (Fëdor Dostoevskij)

A cura: Cinzia Candela



L’opera: Il più celebre romanzo di Dostoevskij, fa parte delle opere della maturità con I Demoni e I Fratelli Karamazov; in una lettera alla nipote Sonija Ivanova, l’autore scrive: «L’idea essenziale del romanzo è di rappresentare un uomo assolutamente buono. Niente è più difficile al mondo, soprattutto in questo momento. Tutti gli scrittori che hanno cercato di rappresentare il bello assoluto, hanno sempre fallito, perché è un compito impossibile. Il bello è l’ideale e l’ideale, sia da noi che nell’Europa civilizzata, è ancora lontano dall’essersi cristallizzato».

Il protagonista della vicenda è il Principe Lev Nikolàevič Myškin che torna in Russia dopo alcuni anni vissuti in Svizzera. Ha ventisette anni e ha trascorso la maggior parte della sua vita in un istituto per curare l’epilessia, è quindi privo di qualsiasi esperienza e sovrastruttura sociale, è puro, entusiasta, sincero, è un Cristo moderno.

In questo processo di scoperta del mondo russo, cittadino e borghese, il Principe entra in contatto con moltissimi personaggi, ognuno dei quali sarà trasformato in maniera irreversibile.

Il personaggio: Nastàs’ja Filìppovna è una donna oltraggiata che trova nel Principe Myškin un balsamo per le sue ferite. Ma l’amore e il cuore dei danneggiati sono sistema complessi…

Perché leggerlo: Perché è come assistere a un’operazione a cuore aperto. Un saggio chirurgo taglia sapientemente le carni e stringe quel muscolo pulsante e insanguinato per mostrarlo e aggiustarlo. Noi assistiamo e impariamo il coraggio di osservare senza distogliere lo sguardo e la delicatezza che si deve usare nel trattare tale fragile materia. Da questa ferita aperta scorgiamo una gamma immensa di emozioni e grandi spunti di riflessione.

Vediamo che non siamo tanto diversi dalla Russia ottocentesca, anzi. Il tema della salvezza: spesso non sappiamo o non vogliamo salvarci, neppure se quello per cui preghiamo ci viene dato. Lo scandalo e il giudizio che condizionano pesantemente le nostre vite. Il bisogno ossessivo di essere originali che alimenta la nostra bile. L’incapacità di perdonare gli altri per la loro felicità e, la fame di ideali che ci deforma la vita, ma soprattutto la compassione, l’empatia e la bellezza come ancora di salvezza.

Sopra ogni cosa impariamo però, quanto coraggio ci voglia a essere “idioti”.

Revisione di Martina Megna

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